Questa settimana ospitiamo con gioia la bravissima attrice Agnese Lorenzini, che ci fa quotidianamente compagnia nelle nostre case con Un posto al sole. Ma Agnese non si limita alla Televisione: il suo grande impegno a Teatro la consacra come artista poliedrica e talentuosa.
Sei entrata nella vita del grande pubblico con il personaggio di Susanna Picardi in Un posto al sole. Cosa ci racconti della tua esperienza in questa soap opera?
Quando sono entrata pensavo sarebbe stata un’esperienza di pochi mesi. Non guardavo molto la Televisione ed era la mia prima esperienza lavorativa in una serie. Poi ho capito che sarebbe durata a lungo. Ora sono trascorsi anni e da raccontare c’è molto. So che lo dicono tutti, ma è la verità: quella di Un posto al sole è una vera e propria famiglia, che include attori, registi, sceneggiatori e ogni reparto. È una collaborazione lunga anni: quando inizi a farne parte senti di entrare in una comunità. Il tutto a Napoli, città per eccellenza dell’inclusione, del sole e della veracità. Lì è pieno di persone che hanno la mia stima e il mio affetto, e so di essere ricambiata. Il vantaggio di una serialità come Un posto al sole è che del tuo personaggio esplori ogni angolo, lo vivi quotidianamente, nei suoi alti e nei suoi bassi: è molto stimolante.
Quanto vi assomigliate tu e Susanna?
La verità? Con gli anni sempre meno! Condividiamo sicuramente alcuni aspetti: una certa affabilità nel modo di porsi, la tenacia di puntare dritto ai propri obiettivi lavorativi… A parte questo, però, siamo molto diverse. E col tempo io ho definito alcuni lati del mio carattere che mi rendono decisamente più “spigolosa” di Susanna.
Cos’è cambiato nel tuo lavoro sul set da quando la pandemia ha modificato la nostra vita?
I primi mesi sono stati difficilissimi. È stato un lavoro di fino e collettivo (attori, sceneggiatori, registi) per rendere le scene credibili e naturali, ma riducendo al minimo i contatti. La sfida più grande era raccontare le emozioni resistendo alla tentazione di toccarsi. Tutto sommato credo che l’esperimento sia riuscito. Il pubblico, che è molto affezionato, è riuscito comunque ad appassionarsi e a sentirsi coinvolto (in quel periodo andava in onda il mancato matrimonio di Niko e Susanna, quindi anche uno snodo narrativo parecchio importante). Ora rimaniamo comunque “supertutelati” e monitorati ma siamo tornati a una “quasi” normalità.
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Qual è stato il tuo percorso per diventare attrice e raggiungere il successo?
Non mi piace pensare al successo come un punto di arrivo. Un posto al sole di sicuro mi ha dato popolarità, ma il mio percorso ancora non si è concluso. Tutto è iniziato col Teatro amatoriale. Poi ho deciso di studiare e approfondire recitazione a Roma. Da lì in poi, anche se ho sempre lavorato, appena ho potuto ho frequentato workshop e stage di approfondimento per il Cinema e per il Teatro. Lo faccio ancora. È un modo per tenermi allenata ma anche per sperimentare tante cose diverse.
Com’è il rapporto con i tuoi fan? Sfrutti molto i social sotto questo punto di vista?
Credo di avere un buon rapporto con i fan, sicuramente un rapporto migliore di quello che ho coi social! Sono presente su Instagram e Facebook ma fatico ad avere una costanza. Pubblico pochino e di base preferisco condividere informazioni di lavoro o che riguardano i miei ideali e le mie battaglie. Parlo soprattutto di cambiamento climatico, di rispetto dell’ambiente e promuovo uno stile di vita Zero Waste (Rifiuti Zero). Sono consapevole che molti fan preferirebbero sapere di più della mia vita personale, di quello che faccio, con chi esco, quando e perché ma io mi trovo a mio agio così. Alla fine condividere ciò in cui credo e per cui mi batto ogni giorno della mia vita è pur sempre un modo per loro di conoscere una parte di me.
Tu fai anche molto Teatro. Come ti senti quando sei sul palcoscenico?
Una bomba! È un misto di paura e eccitazione che credo crei dipendenza. Almeno per me è così. Sei vivo, in quel preciso momento e in quel preciso luogo. Mi piace il fatto che si può solo andare avanti. Con tutte le difficoltà e con tutte le paure, c’è sempre solo un’opzione: andare avanti, affrontare i problemi che incontri strada facendo e cercare di godere di ogni istante.
Prepari i tuoi personaggi teatrali con tecniche diverse rispetto a quelli cinematografici e televisivi?
In realtà no. Mi pongo esattamente le stesse domande, e faccio lo stesso percorso. Al massimo mi capita di arricchire il mio lavoro con gli stimoli che possono arrivare dalla regia. Ma la base del mio percorso rimane la stessa.
Se ti interessa approfondire le tecniche di recitazione ti consigliamo il nostro articolo: Cos’è la tecnica Meisner? | Il mestiere dell’Attore
Quali sono le tue esperienze teatrali che hanno significato di più per te?
Sicuramente Festino in tempo di peste con la regia di Luciano Colavero, perché ha sancito per me un passaggio importante nella mia vita professionale. Con quello spettacolo mi inserivo ufficialmente nel mondo del lavoro, quindi è un po’ uno spartiacque. Più di recente, invece, c’è stato Ipotesi di una Medea che è l’ultima produzione della compagnia di Teatro di cui faccio parte da molti anni, Nogu Teatro: è un progetto che è nato nei mesi del lockdown e che abbiamo coltivato con tanta cura; ha visto la luce l’estate scorsa e ora sta proseguendo il suo viaggio.
Qual è il personaggio che sogni di interpretare un giorno?
Vorrei interpretare una donna con dei superpoteri. Una donna all’apparenza mite e discreta ma con una forza dentro capace di distruggere intere città.
Ci puoi raccontare qualcosa riguardo ai tuoi prossimi progetti?
Nel prossimo futuro continuerò a girare i teatri con Ipotesi di una Medea e Ricordati di me, uno spettacolo di teatro-danza realizzato per la Compagnia Twain. In cantiere c’è un altro bel progetto di Teatro di cui ancora però non posso dire niente: mi è stato proposto di recente e mi ha appassionato moltissimo.
Dopo questa bella e simpatica chiacchierata non ci resta che ringraziare Agnese! Le facciamo i nostri migliori auguri, pronti a seguirla in ogni sua performance!