Valorizzare l’«anima pop e raffinata» del cinema. Questo è un principio che appartiene al Dna di Action Academy sin dalla sua nascita, ma che stavolta ritroviamo nelle parole del Direttore Artistico Antonio Monda che ritiene essere questa la doppia mission della Festa Del Cinema di Roma nella sua prima edizione post-Covid, “in scena” dal 15 al 25 Ottobre 2020.
E certamente in questa direzione va l’attribuzione dei due premi alla carriera che saranno assegnati a Steve McQueen e a Pete Docter. Un regista, Steve McQueen che si è reso noto per film dalla poetica intensamente emozionale e dalla forma nitida e perfetta, il cinema «raffinato» di cui parla Monda, come 12 Anni Schiavo premiato con L’Oscar al miglior film nel 2014 e Hunger, mentre Docter, è un “guru” riconosciuto dell’animazione digitale che con le sue creazioni animate divertentissime e surreali, a lui si devono i molti personaggi di film d’animazione divenuti nuovi classici come Toy Story, Monster Inc. o Inside Out, incarna perfettamente l’idea di un cinema «popolare», d’evasione e di largo consumo, che esprime al meglio la componente ludica e spettacolare del linguaggio cinematografico.
A parte questo, l’altro grande tema del festival sarà “la sicurezza”, che con le sue necessità stringenti ha finito col ridisegnare completamente i riti e i modi dell’accesso al festival e della visone dei film. Ricalcando il modello sperimentato aVenezia, che si è rivelato efficiente e funzionale, tutte le prenotazioni per le proiezioni saranno da effettuarsi tramite apposita app, e agli ingressi delle sale controlli rigorosi consentiranno l’accesso solo a chi possa esibire un’accredito, biglietto o codice digitale che attesti identità e avvenuta prenotazione, le sedute, ovviamente, saranno alternate e distanziate, mentre altri controlli si premureranno di verificare il rispetto dell’obbligo di mascherina internamente alle sale per tutta la durata delle proiezioni, e all’esterno, nelle aree comuni. Addirittura il Red Carpet sarà transennato e inavvicinabile, mentre al pubblico sarà consentito l’accesso alla cavea, da cui potrà osservarlo dall’alto e da debita distanza.
Un “progetto sicurezza” articolato e ineludibile, improntato al rispetto rigoroso dei protocolli e che forse provocherà qualche disagio, ma che dopo le esperienze dei Festival di Pesaro e Venezia (che non hanno registrato casi di contagio), ha dimostrato di essere un sistema che funziona, e che dunque può rappresentare quella via d’uscita, l’unica attuabile al momento, che il circuito dei festival e quello delle sale cinematografiche stanno ancora faticosamente cercando. Per Monda è proprio dalla capacità di adattamento che il sistema cinema saprà esprimere riplasmandosi e riconfigurandosi in base alle mutate, per via del Covid, s’intende, modalità del suo consumo che ne dipende la sopravvivenza, perché è necessario da parte di tutti gli operatori di settore «guardare al futuro piuttosto che adagiarsi nella tragedia», come non ha mancato di sottolineare.
Il programma è vasto e internazionale, oltre ai due importanti premi alla carriera sono ben ventiquattro i paesi rappresentati, ventisei le opere tra film di finzione e documentari che rientrano nella selezione ufficiale con venti premiere mondiali e una attenzione particolare per la rappresentanza femminile, con le opere di 17 registe, a questo si aggiungano le presenze di ospiti “cool” come Thom Yorke dei Radiohead, la scrittrice Zadie Smith e ci sarà pure un’omaggio alle musiche indimenticabili di Morricone, ma l’evento che maggiormente preoccupa organizzatori e sicurezza è l’approdo al Festival dell’ottavo re di Roma, “er pupone” Francesco Totti che presenzierà alla presentazione del documentario a lui dedicato, Mi chiamo Francesco Totti di Alex Infascelli durante un incontro con il pubblico moderato dall’onnipresente Favino (due star con una fava, il rischio assembramento ai massimi livelli).
Il tutto affiancato da un nutrito calendario di incontri, con i registi, ma anche con critici e scrittori, in presenza, sì, ma anche in streaming, come quello, imperdibile, con Damien Chazelle, regista di La La Land, e quelli in presenza con Gabriele Mainetti, di cui verranno mostrati estratti dal recente Freaks Out, con Santamaria, Tirabassi, e la Giovinazzo o quello con Gianfranco Rosi, nell’occhio del ciclone dall’uscita veneziana del suo Notturno. Da non perdere anche gli incontri a distanza ravvicinata con le coppie mitiche dei “Bros” fratelli D’Innocenzo, reduci dal colpaccio di Favolacce e con i fantastici Manetti Bros, che qui presentano alcuni estratti dal loro Diabolik. La presenza di Marinelli nel ruolo di protagonista, forte del della Coppa Volpi assegnatagli per Martin Eden, e quella della Gerini, che In Ammore e Malavita era stata straordinaria, unitamente al genio irriverente e visionario dei fratelli e alla portata mitica del personaggio di Diabolik fanno di questa presentazione una delle più attese della kermesse. Nomi che contano nello star system nazionale e sovranazionale, insomma, ma anche, e forse soprattutto, nomi di registi dalla cifra autoriale spiccata e “non del tutto allineati”, distanti dalle logiche più becere del mainstream commerciale.
Tra selezione ufficiale e sezioni parallele i film sono davvero tanti e diversi per genere, in grado di soddisfare le esigenze di gusto di categorie di pubblico differenti, da quello meno impegnato a quello con interesse cinefilico più spiccato, come la retrospettiva, per cinefilissimi, sul regista, produttore, sceneggiatore e compositore indiano Satyajit Ray o le presentazioni delle versioni restaurate di In Nome Della legge, storico mafia-drama di Pietro Germi e Padre Padrone dei Taviani.
Alcuni film d’allure più internazionale proverranno direttamente dai festival blasonati d’oltralpe e d’oltreoceano, come Palm Springs, la surreale opera prima di Max Barbakow, in cui alla commedia surreale si mixano paradossi temporali e situazioni sc-fi alla Fringe, che ha fatto furore al Sundance Film Festival o un gruppetto di opere “prestate” dal (fantasma del) Festival di Cannes tra cui quello di Thomas Vinterberg ed Eté 85 di François Ozon.
Anche il cinema di genere fantascientifico, cosa non comune in un festival che non sia espressamente dedicato al tema, troverà una sua cospicua rappresentanza, nella sezione “I Film Della Nostra Vita”, una gustosa lista di titoli di opere che i selezionatori del Festival ritengono fondamentali nella loro vita e che affianco a giganti come Star Wars: Episodio Iv – Una Nuova Speranza, incontri Ravvicinati Del terzo Tipo o Aliens Scontro Finale, presenta anche perle per cultori, come Il Pianeta proibito, di Fred M. Wilcox, del ’56 o Gwoemul di Bong Joon Ho.
Oltre al documentario su Totti ad essere molto atteso è anche Stardust, di Gabriel Range, un biopic, non un documentario, su David Bowie, in cui il “Duca Bianco” verrà impersonato dal biondo Johnny Flynn, ai più noto solo come musicista, ma che vanta un nutrito curriculum di comparsate e piccole parti in serie tv e film.
Si attende con curiosità di vedere anche Fuori Era Primavera – Viaggio Nell’Italia Del Lockdown, il progetto “collettivo” realizzato da Gabriele Salvatores, che presta la propria regia ai materiali realizzati durante il lock-down da molti anonimi italiani. Ma l’evento documentaristico che polarizza l’attenzione di critica e cinefili è Fireball: Visitors From Darker Worlds, per la regia del mostro sacro Werner Herzog insieme a Clive Oppenheimer, in cui si esplora il mondo dei meteoriti grandi e piccoli, giovani e antichi che continuamente piovono sul nostro suolo dalle regioni recondite dello spazio siderale.
Da tempo ormai nei palinsesti dei festival si è ricavata un suo spazio di visibilità quella costola del cinema che è il cinema seriale, quelle che una volta erano le “serie tv” e che oggi gareggiano per ricercatezza stilistica e di scrittura con le meglio produzioni per il grande schermo.
A questa Festa del Cinema vengono presentati i primi due episodi di Romulus, parto del congiunto sforzo produttivo di Sky, Cattleya – parte di ITV Studios – e Groenlandia, con la regia di Matteo Rovere che già con Il Primo Re si era cimentato in una storia sulla fondazione mitica dell’urbe di Roma con esiti eccellenti e che quindi lascia sperare in una serie di marcata qualità registica e scritturale.
Il piatto è ricco anche per i numerosi fan e appassionati di attori e attrici, che potranno ritrovare sugli schermi alcuni dei più gettonati tra i loro beniamini. Kate Winslet sarà protagonista in Ammonite, per la regia di Francis Lee, in cui si mette in scena una ottocentesca tresca d’amore tutta al femminile, per la gioia di signore e signorine, invece, Colin Firth si farà ammirare in Supernova, di Harry Macqueen, al fianco del decisamente meno avvenente Stanley Tucci. Qualcuna un po’ più in la con gli anni, poi, potrebbe ancora apprezzare il fascino sfiorito e pingue dell’ex non-bello-ma-magnetico Gérard Depardieu, diretto da Lucas Belvaux in Des Hommes, ma ormai sembra più opportuno puntare sull’intensità interpretativa che sulla prestanza fisica. Ben nutrito anche il parterre di belloni e bellissime nazionali. Come anticipato Marinelli, bello e sempre vagamente dannato, ci ammalierà nel Diabolik dei Manetti Bros, mentre Santamaria, bellezza scapigliata e apparentemente non voluta, sarà presente nel Freaks out di Mainetti. Kim Rossi Stuart invece dominerà il film di chiusura della manifestazione Cosa Sarà di Francesco Bruni. Per il comparto femminile troviamo invece Valeria Golino nel debutto alla regia Fortuna di Nicolangelo Gelormini, mentre Claudia Gerini, sarà con Marinelli nel Diabolik, made in Manetti.
E tutto questo solo per citare le opere e i protagonisti che ci sentiamo di segnalare come Action Academy selezionandole all’interno di un ben più vasto palinsesto, che, almeno sulla carta sembrerebbe il più interessante degli ultimi anni. Come sempre sarà solamente la “prova del nove” dello schermo a poter confermare o smentire le ragioni del nostro interesse, ed è questa la ragione per cui vi attendiamo numerosi alla Festa Del Cinema.