Il doppiaggio è l’arte ridar voce, in un’altra lingua, a tutto ciò che vediamo su uno schermo, ma non solo. Ne parliamo oggi con l’attore e doppiatore Fabrizio Apolloni, docente di doppiaggio in Action Academy.
Ciao Fabrizio, ci spiega esattamente che cos’è il doppiaggio?
Molti definiscono il doppiaggio come un fatto tecnico, a me piace definirlo un processo creativo che si avvale della tecnica per andare a sostituire la voce originale con quella del paese di distribuzione del prodotto, in modo da renderlo fruibile al maggior numero di persone possibile.
Qual è il lavoro del doppiatore?
Un bravo doppiatore deve rimanere il più possibile fedele alla colonna audio originale. Non si deve stravolgere il lavoro fatto dall’attore che ha girato il film o la serie TV, non si diventa delle star del cinema per caso o per fortuna, c’è un duro lavoro fatto in anni di studi e sacrifici. Quindi l’approccio del doppiatore deve sempre essere rispettoso del lavoro fatto nel film, una certa battuta detta in un certo modo e con una certa intonazione dovrà quindi essere riproposta nel modo equivalente in Italiano. Ovviamente non tutto ciò che viene doppiato è di primissima qualità. A volte accade che si debba doppiare prodotti audiovisivi che non sono proprio dei “capolavori”, allora qui il doppiatore riesce a migliorare la resa finale del prodotto.
Come si diventa doppiatori?
Alcuni doppiatori in Italia proseguono un mestiere di famiglia, per questo spesso nei titoli di coda vediamo cognomi ricorrenti tra i doppiatori. Però ci sono molti attori che dal teatro o dal cinema, approcciano il mondo del doppiaggio per curiosità o per interesse. Credo che prima di diventare doppiatore si debba essere un bravo attore. Non è pensabile approcciarsi al doppiaggio senza aver prima studiato dizione e recitazione, e senza aver fatto un po’ di gavetta in sala con i famosi turni di brusio (Ndr: per “brusio” in doppiaggio si intendono le voci di sottofondo, spesso confusionali, che si sentono in alcune scene dei film, quelle voci sono fatte da aspiranti doppiatori alle prime armi). La tecnica possono impararla quasi tutti. La verità del personaggio la può restituire solo un attore.
Qual è la differenza tra l’attore e il doppiatore?
Di fatto non dovrebbe esserci differenza, come dicevo prima per essere un doppiatore devi prima essere un attore. Devi conoscere il modo in cui respirare, come timbrare o portare la voce. Ma soprattutto devi essere veloce nel passare da un’emozione all’altra. Esistono però delle grandi eccezioni di doppiatori di grande talento che non fanno altro, non calcano le tavole del palcoscenico, non frequentano i set cinematografici. Sono schivi ai riflettori e prediligono il buio della sala di doppiaggio, ma non per questo sono meno talentuosi, anzi.
Se ti interessano le tecniche di dizione che un attore deve padroneggiare ti suggeriamo il nostro articolo: “La voce aperta” in Action Academy
Quali consigli vuole dare a un aspirante doppiatore che sogna una carriera in questo campo?
Consiglio di studiare e tanto. Se si è giovani frequentare una scuola che dia gli strumenti e gli insegnamenti per affrontare il mondo del lavoro. Essere prima di tutto un attore e poi un doppiatore. Di fatto la dicitura corretta è: attore doppiatore. Poi assistere ai turni di doppiaggio per capire i modi i tempi la tecnica. Conoscere i direttori di doppiaggio e iniziare a chiedere di partecipare a qualche turno di brusio.
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Il bravo attore è per forza anche un bravo doppiatore e viceversa?
Non sempre. Un bravo attore è potenzialmente un buon doppiatore, ma poi bisogna fare i conti con la parte tecnica, con il tanto temuto sinc. Ovvero la capacità di recitare sincrono all’attore che stiamo doppiando. Questo è la parte più complessa, essere bravi sui tempi degli altri. Lo stesso accade ad un doppiatore puro, se lo metti sul set o sul palcoscenico si sentirà a disagio, nudo, senza il buio della sala.
Ci racconta brevemente la sua vita professionale, come è arrivato ad essere ciò che è ora?
Negli anni ‘80 e ‘90 a Roma c’erano molti teatrini che davano la possibilità a giovani artisti di esibirsi. I miei anni di gavetta! Anni bellissimi e di grande formazione. Ero uscito ventenne, da una scuola di recitazione che si chiamava Teatro23.
Avevo scelto quella scuola perché era l’unica all’epoca che insegnasse anche doppiaggio e l’insegnante era Lorenza Biella. Poi alcuni anni dopo venne a vedermi a teatro Francesco Vairano. Io interpretavo un tipo dalla voce stridula. Lui mi chiese di andare il giorno seguente alla International Recording per un provino. La scelta delle voci l’avrebbero fatta direttamente in America. Vinsi il provino e cominciai al doppiaggio con un protagonista Disney. Poi tanto Teatro, un po’ di Cinema un po’ di televisione, qualche fiction e poi ancora doppiaggio.
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