Questa settimana abbiamo il grande piacere di ospitare Livio Beshir, attore prolifico che si destreggia con abilità fra Cinema, TV e Teatro, raggiungendo anche il panorama internazionale.
Vediamo insieme cosa ci ha raccontato della sua carriera e quali esperienze e consigli ha voluto condividere con gli aspiranti attori.
Ciao, Livio! Quando hai deciso di diventare attore e qual è stato il tuo cammino verso questa professione?
Da piccolo. Quando servivo la messa nella Chiesa della mia parrocchia e leggevo i testi sacri. Immaginavo che quei fedeli potessero essere un pubblico teatrale.
Hai lavorato molto al cinema, anche a livello internazionale, in televisione e a teatro. Ci racconti la tua carriera?
Tanto studio, che continua anche adesso, dopo più di 20 anni. Alla base della mia carriera c’è il teatro: Ibsen, Shakespeare, Ionesco. Ho iniziato giovanissimo con le prime tournée e i primi ruoli nella fiction televisiva, (Non smettere di sognare, Un posto al sole, Sotto casa). La popolarità arriva quando Stefano Sollima mi sceglie per interpretare il ruolo di Moustafa in A.C.A.B. accanto a Pierfrancesco Favino. Da lì, ho continuato ad alternare il mio impegno sia a teatro che nel cinema (Al posto tuo, Un Natale stupefacente, Tre giorni dopo, La coppa dei campioni) e in TV (Il Commissario Schiavone, Squadra Mobile, In Vacanza Su Marte).
Come ti sei preparato per affrontare il provino per Ridley Scott in House of Gucci?
Come faccio per ogni provino. Dopo aver letto il copione, ho lavorato sulla costruzione del personaggio, cercando di capire quali fossero i suoi bisogni emotivi, i suoi desideri. Poi ho creato l’outfit, quindi ho memorizzato le battute immaginandomi la scena con Lady Gaga.
Se ti interessa approfondire le tecniche per affrontare un provino ti consigliamo il nostro articolo: Come ci si prepara per un casting? | Il mestiere dell’attore
Com’è stato lavorare con lui e con Lady Gaga?
Come lo avevo immaginato! Emozionante, organizzatissimo, professionale e veloce!
Qual è stata la tua sfida più grande come attore?
Il ruolo di Byron dello spettacolo Persone naturali e strafottenti di Patroni Griffi mi ha fatto soffrire all’inizio. Era molto distante dalle mie corde e dalla mia fisicità. Ho dovuto proteggermi, fare un piccolo viaggio all’inferno e ritornare. E oggi, dopo aver letto una serie di critiche positive ed apprezzamenti, posso dirti che è stata una delle maggiori soddisfazioni professionali e umane.
Che significato hanno questo testo e questo spettacolo per te?
Patroni Griffi aveva già detto tutto 50 anni fa. Come spesso accade, però, non è stato capito. Pubblico e critica non erano pronti ad assistere ad una rappresentazione di una Napoli raccontata attraverso la solitudine, l’omosessualità, la prostituzione, il razzismo. Oggi la parola ‘inclusione’ è sulla bocca di tutti, anche di “perbenisti e benpensanti” di un tempo ed è per questo che tali temi sono attualissimi e questo spettacolo ha una forza dirompente. Talmente forte che all’inizio aveva messo in crisi anche me.
Nella fiction Il capitano Maria interpreti un personaggio dalle tinte oscure. Quanto è stato difficile entrare in un personaggio così diverso da te?
Effettivamente molti dei ruoli che ho interpretato sono sempre molto distanti da me. Questo è sicuramente un grande stimolo per un attore ma non ti nascondo che mi piacerebbe interpretare più spesso anche personaggi leggeri, divertenti.
Hassan ne Il Capitano Maria è un uomo controverso e in continuo conflitto con se stesso. È un malvivente ma alla fine ha un cuore tenero. Essere diretti da Andrea Porporati ha reso tutto molto facile.
In che modo il tuo lavoro attoriale ti aiuta nel tuo lavoro di conduttore?
Mi aiuta nell’avere una buona capacità di ascolto. Elemento fondamentale per chi fa anche il conduttore.
Quanto è importante per un attore tenersi in allenamento, indipendentemente dall’essere o meno sul set?
L’allenamento è basilare. Non dovrebbe però diventare un’ossessione.
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Quali sono i tuoi consigli per gli aspiranti attori?
Studiare con validi insegnati per conoscere i propri limiti e potenzialità espressive. Andare a teatro. Sempre! Sviluppare tanta consapevolezza. Ricordarsi che la popolarità non è sinonimo di successo e chiedersi, una volta ogni due o tre anni, perché si vuol fare questo mestiere.
Con questo monito assolutamente non scontato ci congediamo dal nostro ospite. Grazie, Livio, per essere stato con noi in questo spazio e in bocca al lupo per tutti i tuoi futuri progetti!